ATELIER / Marcello Dinacci

Pubblicato il 25 nov 2013
Questa poesia è un urlo liberatorio, contro le censure, ma in particolare contro le “etichette”. Utilizzate troppo spesso per incanalare i poeti, queste non possono mettere in evidenza la figura piena dell’artista e ne illuminano un solo tratto. C’è un richiamo a Pirandello, che si lamentò delle numerose etichette postegli, fascista in primis (individuale-nulla-innumerevoli sta per uno-nessuno-centomila). La speranza è che i poeti possano comandarsi da soli.

I commenti sono chiusi.